9 Design radicali che hanno fatto la storia

Immagine di Bottega Veneta

Era il 3 aprile 2024 quando Gaetano Pesce morì a New York all’età di 84 anni.
Appena un anno prima curò nello store Bottega Veneta di Via Montenapoleone, a Milano, l’exhibition “Vieni a vedere”. Un’istallazione, definita dall’autore stesso una grotta dove scoprire attraverso nuovi linguaggi del design e dell’arte le borse del famoso marchio italiano.

Proprio la necessità di scoprire delle nuove strade era ciò che animava il designer simbolo della transdisciplinarietà e del design radicale. È interessante vedere come metodi di progettazione non convenzionali siano ancora rilevanti e densi di significato per i protagonisti del design contemporaneo.

Nel corso della sua lunga e prolifica carriera, Gaetano Pesce progetta numerosi complementi d’arredo che assumono forme riconducibili al controdesign, basti pensare alla seduta Tramonto a New York del 1984 o al Divano Cannaregio del 1987, prodotto da Cassina tre anni dopo, che si scostano prepotentemente da una progettazione radicata alla pratica razionalista del buon design.

Penso possa essere interessante dare uno sguardo a cosa ci ha insegnato e cosa continua ad insegnare la storia del design radicale italiano che, sebbene in Italia abbia ricevuto riconoscimento in ritardo, già dai primi anni ’70 in USA ottiene una retrospettiva sui maestri e sui nuovissimi progetti dell’esperienza radicale la quale toccherà il suo massimo splendore avanguardistico nel negli anni ’80 con il progetto “Memphis”.

Sarà proprio questa esperienza non convenzionale, ma dal fortissimo impatto estetico e progettuale, a segnare la storia del design radicale italiano che ancora oggi continua ad essere citata in programmi come LoL 2 su Amazon.

Due parole sul Design Radicale

È la fine degli anni ’60 quando nell’ambito delle rivolte studentesche, dalla critica al consumo e al razionalismo nascono delle idee contrastanti a quelle egemoni strettamente legate al mondo accademico e industriale. Saranno autori come Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Gaetano Pesce, Joe Colombo ad incarnare al meglio questa nuova filosofia che prevedeva un distacco dalla progettazione razionalista della generazione precedente.

Nel 1972 al MoMa di New York va in scena uno dei momenti più importanti per il design italiano. “Italy: The New Domestic Landscape” è una mostra che racconta 180 oggetti e 12 ambienti progettati da designer italiani in un percorso che confronta e mette in relazione il lavoro dei maestri del design italiano e le innovazioni degli under 35.

Questa grande esposizione proietta nel futuro un paese la cui modernità ancora non aveva preso piede, l’Italia diventa così un dei principali poli del design del futuro. A completare questo quadro, non mancarono le critiche dei giornali italiani che rimproveravano i giovani designer di progetto in maniera avulsa rispetto al mercato e alle necessità del marketing. La storia è sempre la stessa, l’intellettualismo italiano è sempre ancorato alla tradizione, mentre tutti guardano al futuro noi ricordiamo quanto sia importante Dante.

Sfugge completamente alle riviste del settore la necessità del design di progettare non solo per l’uomo del presente ma anche per l’uomo del futuro, per le necessità che nasceranno.

È questa l’ottica che porta i designer radicali a pensare qualcosa di distante dalle dinamiche del mercato creando una quantità di prodotti che portassero i fruitori dell’opera e dell’oggetto a meditare riguardo le tematiche principali della società contemporanea.

Il progetto radicale evidenzia l’uso e l’impatto sociale degli oggetti decretando un nuovo modo di discutere la vita. Prima di insegnare il design, secondo Ettore Sottsass, bisogna insegnare la vita.

Per approfondire questo aspetto vi consigliamo di leggere l’articolo sull’eredità dei Global Tools.

Cucina scomposta di Ettore Sottsass presentata alla mostra del MoMa nel 1972 come una nuova soluzione abitativa basata sulla combinazione di moduli collegabili fra loro.

Attraverso marchi come Gufram, Poltronova, Artemide; autori come Mendini, Sottsass, Pesce o studi di design fra cui Archizoom o Studio65 si riesce a ripercorrere la storia del Radical Design che raggiunge fra gli anni ’60 e ’70 il suo picco per poi evolversi in numerose strade.

Figlie del design radicale sono le esperienze Alchimia e Memphis spesso definite come le ultime avanguardie degli anni ’80. Ad oggi il Radical Design assume diverse forme come il Critical Design e Social and Partecipatory Design.

Di seguito proponiamo un percorso attraverso l’evoluzione del Radical Design e le sue influenze sul progetto contemporaneo!

“It has been a long-standing assumption of the modern movement that if all man’s products were well designed, harmony and joy would emerge eternally triumphant. Many signs from different sources are making it evident that, although good design is a necessary condition, it is not by itself sufficient to ensure the automatic solution of all the problems that precede its creation and of those that may arise from it. Consequently, many designers are expanding their traditional concern for the aesthetic of the object to embrace also a concern for the aesthetic of the uses to which the object will be put. Thus, the object is no longer conceived as an isolated entity, sufficient unto itself, but rather as an integral part of the larger natural and sociocultural environment.”

– Emilio Ambasz, Italy: The New Domestic Landscape, Achievements and Problems of Italian Design, MoMa, 1972

Quaderna, Superstudio (1970) 

È un reticolo ortogonale, una trama che avvolge il mondo, dal tavolo al monumento fino all’intera città. È una ricerca, portata avanti da Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia che formarono Superstudio a Firenze alla fine degli anni ’60. È un piano che diventerà tavolo, sedia, panca, armadio, spazio.
Creato appositamente da Abet Print si chiamò Misura.

Immagine di Zanotta

          Pratone, Ceretti, Derossi, Rosso per Gufram (1971)

Non c’è riposo più bello di quello estivo, sotto un albero, sdraiato su un prato. Non so se è questa l’idea di partenza per questo iconico design italiano ma questa culla verde in poliuretano ci racconta un modo surreale e artificiale di pensare l’oggetto. L’iconicità del design ha riportato una riedizione negli ultimi anni, l’estrema rarità gli dà un valore altissimo trasformandolo nel 2021 in un’istallazione collocata in Piazza San Fedele a Milano, il SuperPratone alto ben 5,30 metri!

          Allestimento mobile per l’esposizione al MoMa, Ettore Sottsass (1972)

Ad allestire uno dei 12 spazi dedicati ai designer contemporanei al MoMa fu uno dei maggiori radicali del tempo, Ettore Sottsass jr.
L’autore inizia la sua sperimentazione all’interno del controdesign e del design radicale negli anni ’60, a dare la genesi a questa esposizione saranno i Mobili Grigi per Poltronova, che si distinguevano dalla monumentalità e l’utilizzo dei neon ancora distanti dall’uso eclettico e psichedelico del colore tipico della progettazione degli anni ’80.

In questo contesto, Sottsass sviluppa dei moduli collegabili per modulare al 100% lo spazio abitativo, le soluzioni, economiche e facilmente assemblabili fra loro era costituite da delle cabine con tutto ciò che fosse necessario per vivere nella contemporaneità.

Immagine dal catalogo "Italy, a new Domestic Landscape", MoMa, 1972

Oggetti ad Uso Spirituale, Alessandro Mendini (1974-75)

Scivolavo, Valigia per Ultimo Viaggio, Lassù, sono i tre
oggetti non convenzionali e artigianali che si scostano dal funzionalismo e
dalla produzione industriale creando degli oggetti che parlano di anima. È
messo in discussione il ruolo dell’architetto e del designer, non più tecnici
ma artigiani, forse artisti, che ricercano e creano un nuovo linguaggio visivo. 

Immagine dal catalogo Do ut Do, riproduzione in bronzo del 2018

Il mobile infinito, Alessandro Mendini (1981)

Il 1981 è un anno fondamentale nella storia del design, si parla nuovamente di avanguardia, lo studio Alchimia dà il via ad una stagione eclettica ed eccentrica, Memphis di Ettore Sottsass porterà questa tendenza all’estremo creando dei mobili iconici che ancora ora influenzano lo stile contemporaneo.

Il mobile infinito è un sistema di complementi d’arredo potenzialmente combinabili fra loro all’infinito, ogni pezzo era caratterizzato e adornato da gambe, maniglie, profili, pattern decori tutti differenti fra loro che mettevano in discussione l’estetica elementare del mobile grigio che li supportava.

Venivano a crearsi delle combinazioni quasi casuali, assolutamente senza senso e senza alcuna commerciabilità ma che descrivevano un clima di rottura e avanguardia senza precedenti.

Studio sul mobile infinito

Fiorucci, Elio Fiorucci (1967 – ora)

In questo caso non parliamo di un vero e proprio oggetto, ma di un progetto trasversale, un progetto di abbigliamento ideato da Elio Fiorucci nel 1967 il quale dava la possibilità a giovanissimi designer e stilisti emergenti di progettare delle linee per i suoi concept store.

Proprio i concept store sono un elemento cardine del progetto di Elio Fiorucci che ne inaugurerà nelle capitali della moda. Erano ritrovi di artisti e visionari, gli angoli dello store erano dedicati all’arte, alla moda e al design creando uno spazio transmediale dall’oggetto all’arte.

A confermare lo spirito di avanguardia del designer italiano era la vicinanza con artisti come Keith Haring e Andy Warhol, e con studi di design come il sopracitato Alchimia che nel 1982 progettò in collaborazione con Domus e Occhiomagico l’Arredo Vestitivo per il noto marchio simbolo di giovinezza e audacia. 

Arredo Vestitivo - Studio Alchimia per Fiorucci, Domus

Face of the Earth, Vito Acconci (1985) 

Qualcosa che ricorda i cerchi nel grano, in realtà è un viso “scolpito” su un prato nel City Hall Park di New York. Gli occhi, il naso, la bocca diventano punto di incontro fra le persone, un luogo di convivialità scolpito nella terra. Vito Acconci non era solo un designer, ma un artista a tutto tondo, lavorava spesso con l’idea del volto, basti ricordare il video del 1973 Face-Off.

Design e Land Art si mischieranno ancora e ancora nel corso degli anni, lo studio torinese NUCLEO progetterà nel 200 la poltrona Terra!

Immagine di Charles Frazier, 1984

Body Meets Dress – Dress Meets Body Ensemble, Rei Kawabuko, Comme De Garcons, (1997)

È il 1997 quando Rei Kawabuko manda in passerella degli abiti dalle forme inusuali e “antiestetiche”. Sono abiti che attraverso l’imbottitura creano volumi “indesiderati” sfidando le silhouette classiche del sistema moda. Gobbe, fianchi larghi, costruzioni al limite del grottesco rendono il corpo femminile indesiderabile facendo una critica attiva all’ideale di bellezza. A completare l’opera troviamo lo gingham pattern, tipico degli abiti delle bambole di pezza che porta a infantilizzare il corpo della donna mettendo un accento grave sul tema del femminismo.

Immagine da Vogue Runway

Fossili Moderni, Massimiliano Adami (2005)

Fossili moderni è un sistema per realizzare mobili, mobili che ricalcano l’idea delle ammoniti preistoriche ritrovate all’interno delle rocce. Attraverso un dialogo fra positivo e negativo reso possibile grazie all’utilizzo di oggetti in uno stampo poliuretanico sezionato a piacere è possibile cristallizzare un momento della nostra vita ricreando una testimonianza di usi e costumi del tempo. Ogni oggetto sezionato perde la sua iniziale utilità diventando non solo testimonianza ma anche un’opera d’arte che ci lascia un interrogativo, cosa lasceremo ai nostri posteri?

Fossili Moderni, Massimiliano Adami, 2005

Speriamo di aver catturato il vostro interesse con questa breve storia sul Design Radicale!

Scriveteci a info@vaporemag.com con le vostre proposte e progetti che pensate possano incarnare la filosofia del design radicale!

Since the early 20th century, knitwear has stood as a symbol of modernity, versatility, and liberation. Its stretchable, form-fitting nature offered an unprecedented sense of ease and movement, reshaping how people dressed for both everyday life and physical activities. Knitwear broke away from the rigidity of traditional tailoring, becoming the garment of choice for a new era defined by dynamism and innovation. Whether on the tennis courts, at the beach, or during leisure time, knitwear became the trusted ally of a society embracing change, freedom, and a more active lifestyle. Its timeless appeal continues to bridge functionality and style, securing its place as a cornerstone of modern fashion.
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