Ci sono momenti nella storia della moda che nessuno può dimenticare, il debutto di Martin Margiela, il monologo sul ceruleo di Maryl Streep nel Diavolo veste Prada, il Tailleur Chanel, come l’esordio dei sei di Anversa o le magliette GURU.
Premettendo che questa selezione non vuole essere un’analisi esaustiva dei momenti più rilevanti della storia della moda, ma piuttosto un breve viaggio su alcune delle collezioni che più hanno segnato il mio approccio da designer.
Saremmo entusiasti di sentire quali sono i vostri fashion show a cui siete più addicted!
Issey Miyake Spring 1995 RTW
Fra look che ricordano i migliori outfit di Helena Bonham Carter, e le amate protagoniste di Ragazze Interrotte, troviamo le iconiche e atipiche silhouette che mixano senza alcuna paura le eredità della moda occidentale con quelle tipiche dell’oriente.
Il Minaret Dresses ricorda una lanterna di carta e cita il famosissimo Lampshade Dress di Paul Poiret. Come in ogni sfilata di Miyake che si rispetti, il movimento dell’abito è essenziale per comprenderne a pieno il significato.
Un gruppo di modelle inizia a molleggiare col Minaret Dresses creando un effetto molla che ci fa capire come per il designer giapponese la fluidità e il moto siano elementi essenziali della creazione di un abito.
Nella seconda parte dello show il Plissè, tecnica in cui si specializzerà Miyake nel corso della sua carriera diventa il protagonista creando affascinanti superfici inedite per la moda del tempo.
Miu Miu Spring 1996 RTW
Chloe Sevigny apre la sfilata di una donna che forse si è dimenticata come essere sexy, o forse sa esattamente come esserlo.
Trasparenze in organza restituiscono una visione su mutande stampate, i colori della terra, forse non i più sexy in assoluto, e questa fantasia plaid ci parlano di un ugly chic che farà la storia.
È qui che si definisce il linguaggio di uno dei marchi più iconici degli ultimi 20 anni.
Sono ormai passati 28 anni da questa sfilata, ma ancora ora aprendo l’armadio di nostra madre speriamo di sentirci dannatamente ugly chic andando in ufficio, pronti a conquistarci il nostro ambito aumento fra un golfino infeltrito e una gonna trasparente.
Maison Margiela Spring 1998 RTW
Sono passati quasi 10 anni dal debutto del futuro idolo di ogni studente di fashion design Martin Margiela.
Le sue creazioni incarnano i veri valori dell’atemporalità del design. Anonimato, uniformi, non finito sono solo alcuni elementi che distinguono il lavoro del designer di Anversa.
La Spring 1998 fa salire sul palco alcuni tecnici di laboratorio, dai camici bianchi, che mostrano un guardaroba che, quando non è indossato è perfettamente piatto.
Proporzioni e geometria sono le parole chiave di questa stagione in cui Margiela indaga il rapporto fra vestito e corpo escludendo quest’ultimo dal ruolo di protagonista. Per noi MINDBLOWING!
Christian Dior Spring 1998 Couture
Non è passato molto dall’arrivo di John Galliano da Christian Dior. Ancora lontani dall’infelice fine di questa strana relazione, Galliano porta sulle scalinate dell’Opera Garnier di Parigi un viaggio nella prima parte del XX secolo accompagnati dal fantasma della Marchesa Casati.
Opulenza e fascino ci trasportano in un altro secolo, in un sogno incantato fra abiti da ballo e orientalismi tipici della prima metà del secolo scorso. Non ci interessa parlare, vogliamo solo sognare.
Chalayan Fall 2000 RTW
Siamo all’alba del nuovo millennio. Ormai da qualche anno si sta affermando un designer cipriota di nome Hussein Chalayan.
Ora docente e designer affermato, più di vent’anni fa decise di distinguersi da un mondo dove tutto era stato inventato introducendo nella moda la tecnologia. I suoi abiti si trasformano, cambiano forma, si aprono, si chiudono sono sempre qualcosa di diverso. A completare la poetica di Chalayan (di cui abbiamo parlato anche qui) è l’utilizzo di materiali non convenzionali che uniti a delle tecniche di lavorazione fra l’ingegneria e l’artigianato portavano un corsetto ad essere in legno (1995), dei cuscini diventavano dei vestiti, sedie valigie e un tavolo una gonna che consacrerà la sfilata Fall/Winter 2000 nell’olimpo dei fashion show.
Carol Christian Poell, Mainstream-Downstream Spring 2004
Mi viene difficile raccontare in poche parole questo show meglio di quanto abbia fatto Dark Archive in questo articolo.
Qui siamo sicuramente nella nicchia della nicchia a parlare degli indipendenti degli indipendenti. Di Carol Poell, artista e designer austriaco, si sa pochissimo.
Il suo lavoro si basa sulla ricostruzione, dopo una forte demolizione critica, degli archetipi vestimentari (camicia, pantalone, accessori ecc). Il suo abbigliamento che soprattutto ad inizio anni 2000 in pieno minimalismo si costruisce su modelli basici rifiuta l’apparenza per parlarci di una sostanza.
All’autore non interessa il consenso della critica, Poell vuole essere lui a criticare e condannare un sistema attraverso una narrativa di impatto dove i vestiti navigano sul Naviglio grande grazie a dei “cadaveri”.
Il modello è un mezzo con cui il vestito viene portato a riva, il colore diventa una comunicazione per evidenziare l’aspetto più inquietante dell’opera. I modelli sono fantasmi nascosti dietro l’opulenza dell’abito.
Alexander McQueen Spring 2010 RTW
Plato’s Antatlis è una delle collezioni più famose di Alexander McQueen. Tutti noi ricordiamo le scarpe iconiche, indossate da Lady Gaga, con cui rischi di slogarti una caviglia soltato pensandole. Ecco, nel giardino meraviglioso di queste creazioni, che ricordano l’arte e la scienza di Ernst Haeckel, si nasconde una forte sperimentazione con le tecnologie che proprio in quel decennio caratterizzano la moda. Stampe generate al computer e grafiche audaci che ricordano le pelli di squali, delfini e mammiferi marini si mescolano con celati riferimenti al “Savil Row Taste”.
Iris van Herpen Fall 2019 Couture
Siamo ancora in un giardino incanto, o forse soltanto nel nostro mondo, un mondo fatto di creature speciali ma reali, invisibili ma presenti.
Sono quelle creature che spesso non guardiamo, che compongono coralli, microbi ed esseri viventi non visibili ad occhio nudo.
La designer olandese Iris van Herpen ha sempre ritrovato nelle strutture naturali, fra esoscheletri e architetture primordiali, una forte ispirazione per le sue creazioni uniche (nel vero senso della parola!)
Con Omniverse, in collaborazione con l’artista cinetico Anthony Howe, presenta per la Couture 2019 pezzi che uniscono le tecnologie più avanzate applicabili nella progettazione per la moda, partendo in realtà dalla tecnica di stampa giapponese Suminagashi, fino alla termosaldatura e il lasercutting. La progettazione quasi ingegneristica di questi abiti si fonde perfettamente con l’intento cinetico che unisce abito e installazione, ipnotizzare.
Balenciaga Fall 2021 Couture
È un’alchimia delicatissima quella che bilancia l’heritage di un marchio come Balenciaga, lo stile e la comunicazione dell’attuale direttore creativo Demna Gvasalia e la percezione che le persone hanno del marchio. Proprio come 50 anni fa Demna fa sfilare la Couture 2021 nei salotti Balenciaga al 10 di Avenue George V.
L’architettura tipica della maison parigina si interfaccia con un fare moda che a molti fa storcere il naso, come fanno ad essere delle t-shirt “couture”, e poi questi volumi non sono un po’ troppo pazzi? Ci vuole memoria e conoscenza per ricordare che proprio la costruzione architettonica dell’abito è una caratteristica peculiare del fondatore della maison Cristobal Balenciaga, ma ora dopo più di 50 anni dalla chiusura del marchio Demna riesce a rinnovarla portando l’eredità del designer spagnolo a interloquire, scontrarsi e fondersi con un nuovo modo di pensare la couture.
Tutte le immagini sono prese da Vogue Runway