MAGLIE. Un progetto di Michele Fumagalli.

Nessuna idea, nessuna idea progettuale, “Maglie” è il flusso di coscienza di un tecnico annoiato nei periodi morti della produzione di lusso italiana.

Mi chiamo Michele Fumagalli, sono un appassionato di maglieria e l’anno scorso cominciai a creare “Maglie.”
Non giriamoci intorno, queste sette maglie nascono dalla pura noia dei lenti pomeriggi della bassa stagione in fabbrica, un po’ all’insaputa dei miei superiori. Solitamente per produrre un capo di qualità accettabile bisogna fare un lungo processo di sdifetto e perfezionamento del campione, cosa che fu impossibile per me, un programmatore annoiato e fin troppo curioso.

Ogni maglia è il prototipo della precedente e tutte completamente fuori scala, con fit che definire particolari è un eufemismo.
In realtà la parte interessante sono i fili.
Ogni maglia presenta fili custom, progettati e costruiti da me, ognuno con caratteristiche e funzionalità completamente differenti.
Queste maglie rappresentano il mio cercare disperatamente di tenere viva la mia passione per la maglia, in un ambiente che punisce chi fantastica e premia il già visto.

V: Perché la progettazione di maglieria è così importante?

M: Come tutte le cose che si amano non c’è una sola ragione. Penso che la ragione più importante sia che per me la maglieria è alla fine la ricerca totale di soluzioni.
Sei costretto a progettare contemporaneamente tessuto, assemblaggio e capo e questo ti permette di trovare delle soluzioni così straordinariamente belle che a volte mi emoziono da solo.

V: Cosa ti ha portato ad appassionarti a questa specifica categoria?

M: Non mentirò con le solite moine da appassionato dicendo che ho sempre avuto questa passione; in realtà è stato un puro caso. Sono entrato alla facoltà di fashion design per puro caso e per puro caso sono finito nella specializzazione di maglieria. Probabilmente se mi fossi allacciato più spesso le scarpe non saprei la differenza fra dritto e rovescio.

V: Quali sono i tuoi progetti in cantiere?

M: Al momento sto lavorando ad una tensostruttura in maglia con la facoltà di architettura del Politecnico di Milano, che dovrei ultimare a breve.
In più ho in cantiere un brevetto, delle scarpe, dei maglioni con grafiche buffe e un omnibus sugli jaquard.

V: Dimmi di più su questa capsule di maglie create sottobanco!

M: Un designer meno sincero direbbe qualche supercazzola concettuale per far sembrare tutto più fico, ma la realtà è che questo nasce tutto come una necessità puramente “di fare”, una meditazione puramente fatta con le mani, sulle mie passioni e abilità.
Come ho scritto sopra, sono stati programmati e smacchiati praticamente di nascosto, e infine assemblati con una rimaglio domestica “erika” trovata su Subito.
Nasce tutto da quando ho visto nel capannone delle macchine per creare filati abbandonate a prendere la ruggine. Provando e riprovando ho accumulato una discreta quantità di fili particolari, e le magliette erano il passo necessariamente successivo.
La grafica segue esattamente il processo delle maglie, di istinto, puro esercizio manuale senza pensieri ne moodboard dietro.

V: Racconta qualcosa di super interessante riguardo la maglieria…

M: Con i macchinari giusti (e una gran quantità di aghi di ricambio) pure i fili di ferro possono diventare un maglione comodo e flessibile, anche se un po’ freddo.

V: …ora qualcosa di super noioso

M: Nonostante la maglia si formi riga per riga (ricordando un po’ le stampanti 3d) la forma della boccola è simmetrica sull’asse verticale e semi periodica su quello orizzontale, mentre il retro e il davanti sono diversi (a seconda del punto). Ciò comporta che guardando solamente un qualsiasi bordo di un telo tu possa capire il suo orientamento nello spazio. (lho buttata giù così ma in realtà è molto più figo di quello che sembra)

V: Quali sono le tue ispirazioni nel settore?

M: Voglio fare ricerca, totale e assoluta. Voglio continuare a trovare soluzioni e immergermi ancora di più in questo mondo.
Appena uscito dall’azienda per cui lavoravo pensavo che il mondo della maglieria fosse abbastanza piccolo e che oltre un certo punto non si poteva andare. Ma l’ultimo anno che ho passato a studiare autonomamente mi ha fatto capire che c’è tanto da dire, molto da scoprire e da riscoprire. Voglio viaggiare fino a vedere i confini del mondo della maglia e se avrò tempo, di spingermi anche oltre.

Since the early 20th century, knitwear has stood as a symbol of modernity, versatility, and liberation. Its stretchable, form-fitting nature offered an unprecedented sense of ease and movement, reshaping how people dressed for both everyday life and physical activities. Knitwear broke away from the rigidity of traditional tailoring, becoming the garment of choice for a new era defined by dynamism and innovation. Whether on the tennis courts, at the beach, or during leisure time, knitwear became the trusted ally of a society embracing change, freedom, and a more active lifestyle. Its timeless appeal continues to bridge functionality and style, securing its place as a cornerstone of modern fashion.
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